Estratto dal volume di F. Chinnici

 

“DIO SALVA TUTTI GLI UOMINI?

Esiste un libero arbitrio?”

 

Conclusione (pagg. 55-59)

Alla fine una domanda precisa potrebbe sorgere:

Perché bisogna credere nel proponimento dell’elezione di Dio, o predestinazione?

La risposta ovvia è: per attenersi a tutto il consiglio di Dio (At 20:28) cosí com’è insegnato nella Bibbia. Certo questo farà andare su tutte le furie i vasi d’ira preparati per la perdizione (Ro 9:22), ma è meglio ubbidire a Dio che agli uomini (At 5:29) anche perché credere nell’onnipotente «libero arbitrio» di origini filosofiche e non bibliche, oltre che massoniche ed esoteriche, significa andare oltre quel che è scritto che la parola di Dio condanna (1Co 4:6). Se poi sei un credente pentecostale, c’è di piú, perché significa anche ritornare alle radici del pentecostalismo italiano. A quelle origini dimenticate e, diciamolo pure, rinnegate a partire dal dopoguerra.

Per un pentecostale, oggi, credere nel proponimento dell’elezione di Dio, o predestinazione, significa anche riappropriarsi delle proprie radici e tornare a credere a quello in cui credevano i pionieri pentecostali italiani che soffrirono persecuzioni di ogni genere.

Per un pentecostale, oggi, credere nel proponimento dell’elezione di Dio, o predestinazione, significa anche restituire al pentecostalismo italiano quella dignità persa con l’arrivo in Italia di quei loschi personaggi legati a mafia, massoneria e servizi segreti, come Henry H. Ness, Frank B. Gigliotti e Charles Fama, che lo inquinarono, introducendo, tra le altre cose, varie dottrine contrarie alla Bibbia come l’arminianismo e la fede nell’onnipotente libero arbitrio.

I pionieri pentecostali credevano nell’elezione dei santi non solo perché provenivano tutti dalla chiesa presbiteriana/calvinista italiana di Chicago (L. Francescon era il braccio destro del pastore Filippo Grill) e perché ricevettero il messaggio pentecostale da William Durham, pastore della North Avenue Mission di Chicago, anche’egli calvinista, ma soprattutto perché lo leggevano nella Bibbia. Essi erano talmente assetati dell’amore di Dio e della potenza dall’Alto che non nutrivano particolare interesse ai risvolti filosofici sia dell’arminianismo che del calvinismo, per cui credevano nel proponimento dell’elezione di Dio non per una mera speculazione filosofica, ma perché persuasi dalla semplice lettura della Bibbia, il loro unico e semplice codex. Infatti, molti credono che uno dei motivi per cui il dott. Henry H. Ness delle Assemblies of God (AoG) riuscì a prendere per il naso la maggior parte dei primi conduttori pentecostali italiani, seducendoli e inducendoli a tagliare le radici con i pionieri pentecostali italiani, ad abbandonare l’anti-denominazionalismo per dare vita all’organizzazione religiosa «Assemblee di Dio in Italia», sia dovuto proprio alla loro semplicità. Si trattò di un vero e proprio inganno come racconta nelle sue memorie il Pastore G. Tramentozzi[1].

Sarà a partire dal 1947 che s’introdurranno lentamente e gradualmente, anche in modo sottile, vari elementi dottrinali che i pentecostali delle origini aborrivano. Quindi, possiamo parlare di «Pentecostalismo OGM» perché quando Henry H. Ness e Frank B. Gigliotti daranno vita all’organizzazione religiosa delle ADI, il pentecostalismo italiano viene geneticamente modificato, diventando un’altra cosa rispetto a quello che era alle origini, pur mantenendo tuttavia delle caratteristiche (teologicamente irrilevanti) di quello originario come ad esempio l’utilizzo del velo per le donne durante il culto e il saluto «pace», ma nella sostanza era tutt’altra cosa! Eppure pochi sanno che L. Francescon conosceva già le Assemblies of God USA (AoG) almeno un ventennio prima che sbarcassero in Italia e creassero le ADI, e ne aveva preso le distanze anche per le questioni dottrinali qui affrontate [la questione relativa alla “predestinazione”, n.d.r.][2].

Per un pentecostale, oggi, credere nel proponimento dell’elezione di Dio, o predestinazione, significa non solo ritornare alle origni e ridare dignità al movimento pentecostale, ma anche dare spazio all’opera dello Spirito Santo che abita in mezzo al popolo di Dio nel corso di tutta la storia perché Dio non è mai cambiato ma è lo stesso ieri, oggi e in eterno  (Eb 13:8) poiché la Chiesa è l’Israele spirituale, in continuità con il vero Israele dell’Antico Testamento piuttosto che credere – creando un cortocircuito teologico ed entrando in palese contraddizione –, nelle cosiddétte «dispensazioni», una dottrina artificiosa creata nel XIX secolo dal filomassone cessazionista John N. Darby secondo cui Dio avrebbe operato attraverso varie epoche in modi diversi[3].

Ad ogni modo per conoscere meglio le radici teologiche del pentecostalismo italiano, rimando a un mio breve articolo pubblicato dal comitato del blog «Storia Pentecostale», nato inizialmente come post, sui social, e su cui spero di trovare il tempo per ritornarvi per svilupparlo e poterci scrivere un libro[4].

Questi sono i giorni delle piccole cose (Za 4:10), i sentieri antichi (Gr 6:16; 18:15), che i pentecostali hanno abbandonato e che invece dovrebbero riscoprire per recuperare quell’identità storica e teologica persa e cosí evitare di lasciarsi travolgere dal modernismo massonico che vorrebbe trascinarli nel calderone dell’ecumenismo inglobandoli in quell’insieme di denominazioni che poi aderiranno lentamente al progetto massonico dell’unica religione del nuovo ordine mondiale.

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Note

[1] G. Tramentozzi, Ingannate tre generazioni: le confessioni di un pastore (blog «Storia Pentecostale»: https://storiapentecostale.org/addenda/ingannate-tre-generazioni-le-confessioni-di-un-pastore/

[2] L. Francescon (1866-1964) non fu solo il pioniere del pentecostalismo italiano ma lo fu anche di quello argentino e brasiliano. Nel 1910 – qualche anno prima dell’arrivo in Brasile dei missionari svedesi-americani D. Berg e G. Vingren delle Assemblies of God USA che creeranno le «Assemblee di Dio in Brasile» –, L. Francescon fonda la Congregação Cristã no Brasil (Congregazione Cristiana in Brasile) che con i suoi 2 milioni e mezzo di membri costituisce oggi la piú numerosa denominazione pentecostale del Brasile. La Congregação Cristã no Brasil, ha sempre creduto nel proponimento dell’elezione di Dio o predestinazione; sebbene anche lí, a causa di infiltrazioni massoniche, diversi pastori hanno rinnegato le proprie origini cominciando ad adottare una soteriologia di tipo arminiana. Tuttavia, nel corso degli anni, non sono mancati casi al contrario in cui pastori delle «Assemblee di Dio in Brasile» si sono convertiti a una soteriologia di tipo calvinista.
Quello che però viene nascosto, è che L. Francescon conosceva già le Assemblies of God USA (AoG) sin dalla loro nascita (1914), molto tempo prima dei pentecostali in Italia. E li conosceva molto bene perché era entrato in contatto con i missionari D. Berg e G. Vingren dapprima a Chicago e successivamente in Brasile, a San Paolo, avendoli incontrati almeno due volte, nel 1920 e nel 1923, fino a quando quest’ultimo non provò a creare delle divisioni nelle chiese fondate de Francescon. Insomma, L. Francescon conosceva le Assemblies of God e ne aveva preso le distanze anche per le questioni legate al «proponimento dell’elezione di Dio» narrate in questo volume. Questo spiega la sua reazione quando – deluso per aver appreso che le chiese pentecostali in Italia da lui fondate l’avevano tradito voltandogli le spalle per seguire proprio le Assemblies of God nella persona di Henry H. Ness (subaltèrno a Frank B. Gigliotti) dando vita nel 1947 alle «Assemblee di Dio in Italia» (posseggo prove documentarie ancora non pubblicate che dimostrano come i contatti tra esponenti pentecostali italiani e delle AoG iniziarono in forma privata prima del 1947) –, reagì isolandosi prima non partecipando al convegno del 1947 e poi non rispondendo mai a una lettera che il primo presidente ADI Umberto N. Gorietti gli inviò nel 1948 (in cui gli riconosce la paternità del pentecostalismo italiano, si rammarica per non averlo incontrato nella recente visita negli USA e in cui sembra quasi scusarsi per la nascita delle ADI) e, piú tardi, nel 1958, rifiutando di incontrare F. Toppi a Chicago dove questi si era recato durante uno dei suoi viaggi per raccogliere fondi.
Il tradimento del pentecostalismo italiano nei confronti di L. Francescon è certo e documentato, e si palesa quando il suo nome sparisce gradualmente dal Risveglio Pentecostale, l’organo ufficiale delle ADI. Tradimento che si consuma quando lo stesso organo ufficiale – sempre attento nel riportare il decesso di pastori piú o meno noti –, non riporta la morte di colui che era stato il fondatore del pentecostalismo italiano (L. Francescon morí il 7 marzo 1964). Non scrive assolutamente nulla nascondendolo di fatto ai pentecostali italiani. Come mai questo comportamento che definire «grave» e «ingrato» è solo un eufemismo? Evidentemente L. Francescon continuava a essere una figura ingombrante per le ADI che poteva infastidire pure da morto, ostacolando le reali intenzioni di chi voleva, e vuole, traghettare l’intero pentecostalismo italiano da un’altra parte. Pertanto, era necessario che L. Francescon cadesse nell’oblìo; un po’ com’è successo piú recentemente a F. Toppi, perché la storia si ripete. Un fatto a mio giudizio tanto grave quanto significativo.
Ad ogni modo in Brasile le dispute teologiche tra le arminiane «Assemblee di Dio in Brasile» e le calviniste della Congregação Cristã no Brasil di L. Francescon sono state sempre molto dure e serrate. (cfr. João Domingos Soares de Oliveira, Mestrado em Teologia, ed. Clube De Autores, p.33; Isael de Araújo, História do Movimento Pentecostal no Brasil, ed. CPAD, 2016, Rio de Janeiro, capitolo 4; Bruno de Oliveira Maroto, O Movimento Pentecostal no Brasil e no Chile de 1909 a 1950, Universida de Brasília, Instituto de Ciências Humanas, Departamento de História, Brasilia 2016, p. 19; Sito internet: https://mariosergiohistoria.blogspot.com/2015/02/a-polemica-calvinista-na-assembleia-de.html ).

[3] Sulle origini esoteriche della dottrina nota come «Dispensazioni», vd. Enrico Delle Donne, Il rapimento della Chiesa, studio biblico online: https://www.ccbethshalom.it/caricati/IlRapimentoDellaChiesaEnricoDelleDonne.pdf

[4] https://storiapentecostale.org/le-origini-del-movimento-pentecostale-italiano/le-radici-teologiche-del-pentecostalismo-italiano/

 

È possibile scaricarsi gratuitamente l’intero volume di 60 pagine cliccando nella foto sotto.

Dio salva tutti gli uomini? Esiste un libero arbitrio?

Nostra integrazione

Va ricordato che il pentecostalismo italiano si collega direttamente alla prima chiesa presbiteriana di lingua italiana di Chicago che abbracciò l’insegnamento pentecostale del battista riformato William Howard Durham che fu sempre distinto e contrario al “pentecostalismo wesleyano”. Da questa prima chiesa pentecostale italiana che affonda le sue radici nella teologia riformata partirono delle missioni che portarono il messaggio pentecostale anche in Italia (L. Francescon, G. Lombardi, P. Ottolini, ecc.) sebbene gli studi del dott. F. Chinnici, egli stesso ex pastore pentecostale, abbiano dimostrato che le radici del pentecostalismo italiano siano almeno quattro e quello legato alla chiesa di Chicago non è affatto il primo in ordine cronologico in quanto era stato preceduto da una corrente minoritaria riconducibile a Maria Guglielmina Malan, una credente Valdese (e calvinista) piemontese legata a una chiesa pentecostale in Inghilterra.

Per un approfondimento sul tema del tradimento del pentecostalismo originario consigliamo altri due articoli:

1. Le Assemblee di Dio in Italia

2. Ingannate tre generazioni: le confessioni di un pastore

3. Le radici teologiche del pentecostalismo italiano