La Chiesa è iniziata nelle case e si concluderà nelle case
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Da alcuni anni assistiamo al proliferare di cristiani salvati e nati di nuovo che stanno abbandonando le denominazioni tradizionali per riunirsi in piccoli gruppi. Ormai non si contano più le migliaia di credenti che solo negli Stati Uniti stanno abbandonando le comunità tradizionali pentecostali come le Assemblies of God per tornare a riunirsi nelle case così com’era alle origini del Nuovo Testamento. Stiamo parlando del fenomeno delle «chiese in casa», anticamente chiamate domus ecclesiae.
Si tratta di un ritorno alle verità fondamentali della Parola di Dio che lo Spirito Santo sta compiendo in tutto il mondo: dalle chiese clandestine della Cina (mentre, sempre in Cina, le chiese evangeliche e pentecostali colluse con il sistema continuano a riunirsi in locali aperti al pubblico e controllate dal governo) a quelle dei Paesi arabi; dal sud America al nord America; dall’Europa all’Africa. Un fenomeno spontaneo, spirituale e senza alcuna organizzazione umana ma suscitato dallo Spirito Santo che sta attraversando tutto il pianeta. Prima di addentrarci, però, cerchiamo di capire cosa non sono le chiese in casa.
1. Cosa NON sono le «chiese in casa»
Una chiesa in casa non è un semplice gruppo di preghiera o di studio biblico e non è neanche una cellula che appartiene a una struttura piramidale con un pastore/apostolo in cima e, quindi, contrario al Nuovo Testamento che parla sempre di conduzione collegiale (1 Timoteo 4:14). A differenza delle congregazioni tradizionali che si trovano nel mondo occidentale — con un edificio, un pastore stipendiato, un coro, diversi programmi costosi e il culto principale della domenica —, le chiese in casa rappresentano una restaurazione della comunità e della missione cristiane originarie così come le troviamo nel Nuovo Testamento e com’è nel piano originario di Dio. Si tratta, insomma, di un ritorno alle origini della Chiesa fondata dal Signore Gesù Cristo. Infatti, le chiese in casa sono chiese pienamente funzionanti in sé, con la libertà di prendere la cena del Signore, battezzare, celebrare matrimoni, funerali e anche esercitare la disciplina. Esse non sono guidate da ministri di culto ordinati da denominazioni religiose (spesso corrotte e colluse con la massoneria), ma da uomini chiamati dal Signore Gesù e detti “Anziani” (Atti 20:17 e 28; 14:23; Filippesi 1:1; 1 Timoteo 5:17; 1 Pietro 5:1, 2), i quali fungono da conduttori.
Così come leggiamo nel Nuovo Testamento, le chiese in casa sono singolarmente autonome e indipendenti non dipendendo da alcun organismo centrale così com’era alle origini della Chiesa del Nuovo Testamento. Questo costituisce un antidoto “naturale” contro l’infiltrazione della massoneria che vuole guidare le denominazioni da dietro le quinte controllando i loro leader (presidenti, segretari, consiglieri – peraltro tutte cariche inventati dagli uomini e del tutto inesistenti nel Nuovo Testamento). Infatti gli evangelici massoni o massonizzati detestano questa importante verità dell’ecclesiologia biblica e la combattono in tutti i modi perché impedisce loro di controllare i pastori e quindi i credenti. Inoltre, le chiese in casa sono un antidoto contro il dilagarsi di false dottrine oltre che adattarsi più facilmente durante i periodi di persecuzione. Tuttavia, sono anche più vulnerabili alla cattiva teologia e al cattivo comportamento. Di conseguenza, le chiese in casa dovrebbero unirsi d una rete di chiese, un network, per una reciproca protezione e per rendere conto l’uno all’altro stimando ciascuno più di se stesso (Filippesi 2:3). Insomma si tratta di un ritorno al piano originario di Dio espresso nel Nuovo Testamento e, fatto non trascurabile, si noti che questo era il sistema delle prime chiese pentecostali in tutto il mondo, non solo in Italia, quando queste vivevano realmente la presenza e la potenza dello Spirito Santo.
2. Alla luce della Bibbia
La chiesa in casa è antica come il Nuovo Testamento stesso. Gesù ha scelto dodici uomini per stare con Lui come discepoli i quali dopo sarebbero stati mandati come apostoli (Marco 3:13), modellando in modo efficace il tipo di intimità, interazione e mutua responsabilità possibile solo in un piccolo circolo di discepolato. Tutto il discorso di Gesù che leggiamo nei capitoli da 13 a 17 del Vangelo di Giovanni, nella famosa «ultima cena», si svolse proprio in una casa. Non si svolse nemmeno nel tempio che pure ancora esisteva, sebbene Dio dimorasse in Gesù e non più nel tempio (Col. 2:9), ma in una casa appunto.
Gli apostoli si sono trovati alla guida della chiesa di Gerusalemme con migliaia di persone che si incontravano principalmente nelle case private subito dopo la Pentecoste (cfr. Atti 2:46, 5:42, 12:12, 16:14-15, 20:20) a dimostrazione che è una vera e propria bugia diabolica che se il numero aumenta non è possibile incontrarsi nelle case. La Chiesa di Gerusalemme, in cui vi erano già migliaia di persone, era formata da tantissime chiese in casa a formare un network talché si parla di Chiesa (al singolare) di Gerusalemme. Infatti vediamo gli apostoli portare la cena del Signore di casa in casa (Atti 5:42)(1).
Paolo apostolo ha scritto a gruppi di discepoli nell’Impero Romano, salutando per nome le persone che ospitavano le riunioni cristiane nelle loro case:
- Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù, i quali hanno rischiato la vita per me; a loro non io soltanto sono grato, ma anche tutte le chiese delle nazioni. Salutate anche la chiesa che si riunisce in casa loro. Salutate il mio caro Epeneto, che è la primizia dell’Asia per Cristo (Romani 16:3-5).
- Le chiese dell’Asia vi salutano. Aquila e Prisca, con la chiesa che è in casa loro, vi salutano molto nel Signore (1 Corinzi 16:19).
- Salutate i fratelli che sono a Laodicea, Ninfa e la chiesa che è in casa sua (Colossesi 4:15).
- Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timoteo, al caro Filemone, nostro collaboratore, alla sorella Apfia, ad Archippo, nostro compagno d’armi, e alla chiesa che si riunisce in casa tua (Filemone 1:2).
Peraltro, va ricordato che Gesù non disse mai ai discepoli di costruire locali di culto in cui avrebbero dovuto fermarsi per adorare. Lo ripetiamo: Mai! Anzi le sue affermazioni in riferimento al tempio furono tutt’altro che positive:
- Noi l’abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne ricostruirò un altro, non fatto da mani d’uomo” (Marco 14:58).
Egli parlava del tempio del Suo corpo (Giovanni 2:21) in cui dimora corporalmente tutta la pienezza della Deità (Colossesi 2:9). E sapete perché Gesù parlò in questo modo? Proprio perché con la Sua venuta, Egli ha portato il regno di Dio sulla terra (Matteo 12:28; Luca 12:32; 17:20-21; 22:29-30; Giovanni 1:14; Colossesi 1:13). Da quel momento in poi sono i credenti stessi il tempio di Dio (1 Corinzi 3:16; 6:19).
Perciò, che sia chiaro a tutti una volta per sempre, dalla venuta di Gesù in poi nessun tempio sulla terra è più la casa di Dio, perché la casa di Dio sono i credenti:
- Cristo lo è come Figlio, sopra la Sua casa; e la Sua casa siamo noi se manteniamo ferma sino alla fine la nostra franchezza e la speranza di cui ci vantiamo (Ebrei 3:6).
- Accostandovi a lui, pietra vivente, rifiutata dagli uomini, ma davanti a Dio scelta e preziosa, anche voi, come pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo (1 Pietro 2:4-5).
Nemmeno gli apostoli insegnarono mai sulla costruzione di locali di culto a imitazione dei templi religiosi pagani che erano covo di demòni. I primi Cristiani credevano, infatti, che dietro quelle divinità pagane si nascondessero dei demòni (cfr. F. Viola e G. Barna, “Pagan Christianity”, Tyndale House Publisher, pagg. 9-46; G. Rinaldi, “Cristianesimi nell’antichità”, pagg. 89, 273, 281).
Sia chiaro, quindi, che la costruzione di locali di culto è contraria alla Parola di Dio ed è un espediente creato dai demòni che si usano delle denominazioni massonizzate per impoverire i credenti e arricchire, appunto, le denominazioni in mano alle massonerie. Così, mentre ai credenti viene insegnato dai pulpiti a non farsi tesori sulla terra, le denominazioni accrescono le loro ricchezze con locali costosissimi, centri estivi, ecc. ecc. (cfr. Matteo 6:19).
Le case del primo secolo avevano la possibilità di accomodare al massimo 35 persone in modo confortevole (Del Birkey, “The House Church”, pag. 55). Questo ha aiutato a mantenere un ambiente di rapporti stretti negli incontri della chiesa originaria. Di conseguenza, tanti comandamenti neotestamentari cominciano ad aver senso solo in questo contesto, come:
- Le istruzioni di accettarsi a vicenda (Romani 15:7).
- Istruirsi l’un all’altro (Romani 15:14; Colossesi 3:13, 16).
- Incoraggiarsi a vicenda (1 Tessalonicesi 5:11; Ebrei 3:13).
- Perdonarsi a vicenda (Efesini 4:32).
- Confessare i peccati l’uno all’altro (Giacomo 5:16).
- Pregare l’uno per l’altro (Giacomo 5:16).
Tutti avevano delle capacità dategli da Dio (1 Corinzi 12:7-11) che utilizzavano per edificare gli altri: “Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o un insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, o un’interpretazione, si faccia ogni cosa per l’edificazione” (1 Corinzi 14:23; vd. anche Colossesi 3:16; Efesini 5:19; Ebrei 10:24, 25).
3. Alla luce della storia
4. Ritorno alle origini (paragrafo adattato dal volume «Dov’è la Chiesa: il regno di Dio fatto carne»)
La Chiesa non è un’organizzazione, ma è un organismo vivente. La Chiesa visibile non coincide perfettamente con quella invisibile, poiché nel contesto della prima ci sono anche coloro che, sebbene si professino discepoli, in realtà non sono rigenerati (cfr. Mt 7:21; 2 Ti 2:19; 1 Gv 2:19). Tuttavia questo non significa che la Chiesa è una realtà astratta, come non è astratto il suo capo, Cristo Gesù, poiché essa è il regno di Dio fatto carne che si manifesta in questo mondo (Ro 8:19). Perciò Cristo ha detto che coloro che gli appartengono sono riconoscibili da certi frutti distintivi come i segni soprannaturali e l’amore, quello di Dio, quello agape (Mt 7:16-20; Mr 16:17, 18; Gv 13:35). Ora, per aiutarci a comprendere la natura della Chiesa, la Bibbia usa diverse metafore. Qui ne vedremo tre, e in ognuna di esse avremo modo di notare la restaurazione che il Signor Gesú sta operando nella sua Chiesa, e lo sta facendo affinché quando egli ritornerà troverà una Chiesa matura, forte, potente e santa (At 3:21; Ef 5:26).
4.A. L’Edificio
Le parole di Gesù: edificherò la mia Chiesa, indicano che la Chiesa sarebbe stata la creazione peculiare di Cristo e sarebbe appartenuta solo a Lui (Eb 3:2, 3). L’uso del verbo «edificare», o «costruire», non fu casuale ed evoca un edificio che Cristo sta continuando a edificare. Così, mentre i fedeli sono delle pietre viventi, Cristo ne è la pietra angolare su cui l’intero edificio si regge e sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando (1P 2:4-7; Ef 2:19-21; 1Co 3:10, 11). Nel corso dei secoli è accaduto che gli uomini con le loro tradizioni si sono allontanati dalla Scrittura danneggiando questo edificio, ma allo stesso tempo Dio ha suscitato in ogni epoca una generazione di suoi fedeli servitori per restaurare progressivamente questo edificio in modo da riportarlo allo splendore originario.
- Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati e affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di ristoro, e che egli mandi il Cristo che vi è stato predestinato, cioè Gesù, che il cielo deve tenere accolto fino (gr. áchri) ai tempi della restaurazione di tutte le cose; di cui Dio ha parlato fin dall’antichità per bocca dei suoi santi profeti (At 3:19-21).
Dopo la crocifissione e la risurrezione, Gesù è stato accolto in Cielo (At 1:11) e si è seduto alla destra di Dio nei luoghi celesti (Ef 1:20). Si tratta dell’entrata di Cristo nel suo regno, quindi della sua partecipazione al regno di Dio che ha il suo trono nel Cielo. Adesso, bisogna (gr. hòn dei) che il Cielo tenga Gesú accolto «fino ai tempi della restaurazione». La parola greca apokatástasis significa «ristabilimento, ritorno allo stato originario», come dire che un mobile, un edificio, sono riportati alla loro condizione originaria attraverso un meticoloso lavoro di restauro.Cristo non ritornerà fino a quando questa «restaurazione non sarà completata».(2)
La redenzione di Cristo, agendo in senso opposto alla caduta di Adamo (Ro 5:12), opera questa restaurazione di tutte le cose (2 Co 5:17) che si completerà quando tutte le cose saranno raccolte sotto un solo capo, Cristo (Ef 1:10). Sappiamo che la redenzione di Cristo è già avvenuta, e quindi la restaurazione è già in atto in questi giorni (At 3:24), e la sua ultimazione coinciderà con il suo glorioso ritorno (Mt 19:28; Ro 8:18-23) quando i credenti siederanno con Cristo sul suo trono (Ap 3:21) a giudicare (1Co 6:2, 3).
4.B. La Sposa
Spesso nei Vangeli si allude a Gesú come allo Sposo (Mr 2:19; Mt 9:15; Lu 5:34), e nel quarto Vangelo, Giovanni Battista dichiara:
- Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, si rallegra vivamente alla voce dello sposo; questa gioia, che è la mia, è ora completa (Gv 3:29).
L’amico dello sposo – o come diremmo oggi il «testimone» – è Giovanni, che attua i preparativi per il matrimonio simbolico tra Cristo e la Chiesa (Sposa). L’immagine nuziale è utilizzata anche nella parabola di Gesú riguardo alle nozze organizzate da un re per suo figlio (Mt 22:1-14). Ora, non va dimenticato che la Bibbia è sbocciata nella cultura ebraica, e quando la leggiamo dobbiamo sforzarci di pensare come degli Ebrei. E secondo l’usanza ebraica le nozze si devono ancora celebrare pure se ven-
gono usati i termini «sposo» e «sposa». Perciò è detto:
- Infatti sono geloso di voi della gelosia di Dio, perché vi ho fidanzati a un unico sposo, per presentarvi come una casta vergine a Cristo (2 Co11:2).
E nell’Apocalisse si parla delle nozze dell’Agnello come di una realtà futura (cfr. Ap 19:6-9; 21:2; 21:9; 22:17). Uno dei brani è quello di Efesini 5, in cui le parole chiavi sono:
- Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei (Ef 5:25).
Ora, come una sposa si prepara, si abbellisce e si adorna per il giorno delle nozze, cosí lo Spirito Santo sta preparando, abbellendo e adornando la Sposa di Cristo per le nozze dell’Agnello. E solo quando la Sposa sarà pronta, Gesú potrà ritornare per portarla con sé. A questo proposito, sempre in Efesini è scritto:
- Per farla comparire [la Chiesa] davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile (Ef 5:27).
Si noti bene: senza macchia e senza ruga, ma santa e irreprensibile come egli aveva profetizzato. Le rughe ci parlano di un tempo trascorso in attesa dello Sposo, ma lo Spirito Santo per mezzo dell’acqua della Parola sta abbellendo la Sposa togliendole quelle rughe e riportandola alla sua giovinezza.
Nel mondo spirituale ci si muove con leggi diverse rispetto a quelle del mondo fisico. E allora più la Chiesa matura spiritualmente, più essa diventa bella e le rughe scompaiono, riacquistando sempre più la bellezza originaria della sua giovinezza, perché il regno dei cieli appartiene ai bambini (Mt 18:3). Ora questa Chiesa, contaminata purtroppo nel corso dei secoli, Dio ha già iniziato a riformarla e purificarla per il giorno delle nozze, e su questo concordo con uno dei princípi caro ai riformatori: ecclesia reformata et semper reformanda, «la chiesa riformata deve sempre riformarsi», perché la Riforma non si è esaurita nel XVI secolo, ma continua a perdurare. Forse potremmo aggiungere, adattando: theologia reformata et semper reformanda, «la teologia riformata deve sempre riformarsi», poiché più ci radichiamo nella Bibbia più siamo rinnovati nella nostra mente (Ro 12:2; Ef 4:23). Questa riforma dello Spirito Santo durerà fino a quando la Chiesa non sarà pura e santa, e avrà una potenza e
un’autorità tali da avere un grande impatto nella sfera del mondo naturale e spirituale così com’era alle origini, e com’era nel proposito del suo fondatore, Gesù Cristo.
4.C. Il Corpo
Un’altra immagine significativa che il Nuovo Testamento usa per descrivere la natura della Chiesa è quella del «corpo».
- Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua (1 Co 12:27).
- Cosí noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l’uno dell’altro (Ro 12:5).
- Il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, lui, che è il Salvatore del corpo (Ef 5:23).
- Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato (Cl 1:18).
Se Cristo è il Capo della Chiesa, e questa Chiesa è il suo corpo, ne consegue che la Chiesa non può avere vita al di fuori di Gesù Cristo. In senso organico, cos’è un corpo senza un capo se non un cadavere? Tutta la vita della Chiesa ha un legame vitale con Cristo, altrimenti non ha vita. Non solo, ma come corpo di Cristo, la Chiesa è totalmente soggetta a Gesù Cristo (Ef 5:23, 24). Infatti, il corpo serve il capo che la guida in ogni cosa. Quindi, la Chiesa, come corpo, esiste per fare la volontà del capo, e
quando ogni membro si sottomette a Cristo in ogni istante e in tutte le cose, la Chiesa compie veramente la sua chiamata. E Cristo, il Capo, è veramente il Signore!
Pertanto, l’impatto e il successo che la Chiesa avrà sulla società saranno direttamente proporzionali all’influenza che il Signore risorto e glorioso avrà su di essa. È interessante notare che quando si parla della Chiesa come Corpo di Cristo, il contesto parla anche della struttura e del ruolo di cinque ministeri intesi non come scala gerarchica (come si vede nei moderni “apostoli” e “profeti”) ma come servizio ai santi in quanto parte del «collegio degli Anziani» (1Ti 4:14).
- Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua. E Dio ha posto nella chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori, poi miracoli, poi doni di guarigioni, assistenze, doni di governo, diversità di lingue (1 Co 12:27, 28).
- È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo, […] ma, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell’amore (Ef 4:11-16).
Questo non può essere sottovalutato, poiché quando la Bibbia, parlando della Chiesa, utilizza l’analogia del «corpo umano», di cui Cristo è il capo, possiamo paragonare la struttura biblica della chiesa allo scheletro e alla spina dorsale di quel corpo. E tutti noi sappiamo che un corpo con uno scheletro e una spina dorsale che funzionano male non riuscirà mai a sorreggersi, pure se è in vita e possiede forti muscoli. Lo stesso ragionamento è valido per il Corpo di Cristo. Arriverà il giorno quando la Chiesa riceverà la potenza soprannaturale come alle origini quando la Chiesa tornerà a funzionare e muoversi davvero come un «Corpo», come accadeva alle origini.
Ecco, quindi, che queste tre analogie che la Bibbia usa per parlarci della Chiesa – ossia l’edificio, la sposa e il corpo – contengono rispettivamente l’insegnamento di una restaurazione, di una purificazione e di una riforma progressive fino al momento del ritorno di Cristo, quando lo vedremo come egli è (1Gv 3:2).
5. Le attività di culto
6. Lezioni pratiche per la chiesa di oggi
- Esempio della chiesa primitiva. Durante i suoi primi tre secoli, il cristianesimo fu una rete di piccoli cerchi di discepolato che si incontravano nelle case. Che questo fu un disegno deliberatamente iniziato da Cristo e propagato dagli apostoli è chiaro da una lettura piana e attenta del Nuovo Testamento.
- Moltiplicazione. Grazie alla loro natura riproduttiva, le chiese in casa hanno la possibilità di crescere in modo esponenziale e di accomodare una mèsse che va oltre la capacità delle chiese tradizionali paganizzate che si riuniscono in costosi locali e basate su programmi umani.
- Efficienza. Le chiese in casa sono naturali, semplici, economiche, riproducibili e facilmente adattabili a tutti i contesti, a dispetto della povertà, persecuzione o mancanza di questi ostacoli.
- Egualitario. Dopo la Riforma, c’è stato un assunto principalmente teorico al principio biblico del sacerdozio di tutti i credenti. Con la loro natura partecipativa e interattiva, le chiese in casa sono capaci di liberare veramente i cosiddetti laici ad utilizzare i doni spirituali.
- Entropia. Gruppi autonomi sono soggette a deviare dalla sana dottrina. Ne consegue che per mantenere la buona salute dottrinale ed etica, e prevenire l’instabilità (la dispersione o il protezionismo), le chiese in casa hanno bisogno di unirsi a delle reti relazionali di mutua responsabilità per la salute dell’intero Corpo di Cristo (1 Corinzi 12). E questo è il principio che troviamo in Atti capitolo 15.
- Pronta. La chiesa in casa più agevolmente coltiva la santificazione necessaria per vedere Dio (Ebrei 12:14) ed è quella pronta per il rapimento al ritorno di Cristo.
Considerato il fermento anche teologico che stiamo vivendo, è probabile che torneremo su questo tema con ulteriori approfondimenti di carattere sia biblico sia storico.
Note
- Da Atti 5:42 emerge che inizialmente i santi di Gerusalemme si incontravano anche nel tempio di Gerusalemme, ma non nel tempio vero e proprio che non era loro consentito accedere ma più correttamente nell’atrio o sotto il «Portico di Salomone» come peraltro era capitato qualche volta quando Gesù era ancora fisicamente con loro (cfr. Giov. 10:23). Quanto poi all’espressione «per le case» una traduzione più appropriata del greco κατ’ οἶκον (la prep. katà + l’accusativo oîkon) sarebbe «di casa in casa» poiché la preposizione katà regge l’accusativo con significato locale e assume qui il senso distributivo come in Atti 2:46 e 15:21. Quindi, a Gerusalemme i santi continuarono a riunirsi per le case quand’anche la chiesa fosse diventata molto numerosa in quanto oltre al primo nucleo di discepoli di circa 120 (Atti 1:15) si erano aggiunte altre 3.000 persone circa (Atti 2:41) e ancora più tardi viene detto che il numero dei soli credenti di sesso maschile era giunto a circa 5.000 (Atti 4:4) più altre moltitudini di uomini e donne (Atti 5:14). Lo ripetiamo, malgrado il numero alto di salvati, i santi di Gerusalemme continuarono a riunirsi nelle case, e sempre lo fecero, per cui NON è affatto vero che se il numero cresce non è più possibile riunirsi in casa. Attenzione, come emerge da questo studio, non erano “cellule” di una chiesa, ma era erano delle vere e proprie chiese in casa indipendenti in cui si svolgeva tutto quello che concerne l’attività spirituale di un’adunanza (inclusi matrimoni e funerali?). E queste chiese in casa godevano comunione tra loro a mo’ di network, al punto che si poteva parlare non solo di chiese (al plurale) di Gerusalemme ma anche di chiesa (al singolare), Atti 5:11. Perciò leggiamo che gli apostoli ammaestravano e portavano la cena del Signore di casa in casa (Atti 2:46; 5:42).
- Questa restaurazione è già in atto e si completerà con il ritorno di Cristo. La preposizione áchri con il genitivo significa: «fino a» (BDR, § 216), indicando, quindi, l’assenza del Signore per un certo periodo di tempo fino a quando non ci sarà la «restaurazione di tutte le cose». Perciò è detto che il Cielo «deve (gr. hòn dei) tenere accolto (Gesú)», laddove il greco denota appunto una costrizione di qualsiasi genere, come di un destino divino o fato inevitabile (BAGD, p.172; MM p.137). Questa restaurazione, tecnicamente chiamata «apocatastasi» ed evocata già nell’Antico Testamento (Gr 16:15; 23:8; 24:6; Ez 16:55; Ml 4:5), è già in atto per mezzo dello Spirito Santo che sta continuando l’opera iniziata da Cristo, il cui ritorno non si realizzerà fino a quando non saranno realizzate tutte le promesse annunciate. Si deve fare attenzione, però, a non confonderla con l’universalismo, poiché non si tratterà della conversione di tutti gli uomini, ma della restaurazione di tutti i rapporti – cfr. PIETRO BOLOGNESI, LEONARDO DE CHIRICO, ANDREA FERRARI (a cura di), Dizionario di Teologia Evangelica, ed. EUN, Marchirolo 2007, p. 50.