Elogio funebre per il dott. Henry H. Ness

Cliccando sulla foto 🔝 è possibile scaricare l’intera versione originale dell’elogio in formato pdf

— Traduzione a cura della redazione segue, subito dopo, un’analisi di Filippo Chinnici

Pronunciato dal reverendo Ben P. Birkeland il 2 febbraio 1970 presso il Calvary Temple di Seattle, Washington

Il dottor Henry H. Ness nacque il 6 agosto 1894 a Oslo, in Norvegia, da genitori profondamente religiosi, convinti che il primogenito dovesse essere consacrato interamente al servizio del Signore. A tal fine, lo dedicarono sin dalla nascita alla causa divina. All’età di soli sedici anni, Henry lasciò il calore del focolare per intraprendere un viaggio solitario verso quella che, all’epoca, era ritenuta la terra delle opportunità: gli Stati Uniti d’America.

Stabilitosi a Chicago, visse per circa sette anni presso lo zio Jens Wilsberg. In quegli anni intraprese gli studi in farmacia, conseguendone il diploma ed esercitando la professione per un certo periodo. Durante la Prima Guerra Mondiale si arruolò nell’esercito degli Stati Uniti, dove prestò servizio fino alla fine delle ostilità. Terminato il conflitto, si trasferì a Minneapolis, dove acquisì, insieme a un socio, la Economy Drug Company, un’attività commerciale fiorente. Tuttavia, insoddisfatto della routine mercantile, cedette la propria quota e accettò un impiego presso la Standard Oil Company, dove fu ben presto promosso Direttore di Distretto.

Fu proprio a Minneapolis, nella quiete della propria dimora, che ebbe un incontro personale con il Signore Gesù Cristo, accogliendolo come proprio Salvatore. Questo evento segnò una svolta decisiva: alla sua consacrazione a Cristo seguì la chiamata al ministero. Nel 1924 si trasferì con la famiglia a Brainerd, Minnesota, per assumere la guida di una piccola comunità riunita in un modesto edificio di culto. Per obbedire alla vocazione divina, rinunciò a una residenza signorile e a un salario elevato, vivendo nel seminterrato della chiesa con una retribuzione pastorale di soli dieci dollari a settimana. Ma il Signore benedisse il suo zelo: la predicazione fervente e la costanza nella preghiera produssero un risveglio, e la comunità conobbe una significativa crescita. Nel 1925 fu ordinato ministro presso le Assemblee di Dio.

Nel 1926 accettò l’invito di un piccolo gruppo di credenti a Fargo, nel North Dakota, dove alcuni avevano ricevuto l’esperienza pentecostale e cercavano una guida spirituale. Con questo esiguo manipolo di fedeli, fondò una nuova opera che presto conobbe un poderoso risveglio: molti furono salvati e battezzati nello Spirito Santo. Insieme al gruppo giovanile che aveva formato, predicò in numerose località vicine, nelle scuole e ovunque vi fosse apertura all’annuncio dell’Evangelo. Da quell’opera pionieristica nacquero diverse comunità pentecostali nel Midwest. Di quel primo nucleo giovanile, trentacinque membri intrapresero il ministero a tempo pieno.

Parallelamente al ministero locale, Ness ricoprì importanti incarichi distrettuali all’interno delle Assemblee di Dio, quali assistente sovrintendente e segretario. Fu tra i fondatori del campeggio di Lake Geneva e contribuì alla nascita del North Central Bible College di Minneapolis.

Nel 1933 accettò l’incarico pastorale della Hollywood Temple (oggi Calvary Temple). Durante i quindici anni del suo ministero, la comunità crebbe da 75 membri fino a diventare la più numerosa Assemblea di Dio del Distretto Nordoccidentale. Furono avviati ampliamenti edilizi e si raccolsero fondi per l’erezione dell’attuale edificio di culto.

Dopo pochi mesi a Seattle, ricevette una visione: fondare un istituto biblico per la formazione dei giovani nella Parola di Dio. Nonostante la crisi economica e l’assenza di mezzi, nel 1934 fondò il Northwest Bible Institute, sorretto unicamente da una fede incrollabile. Fin dall’inizio fu evidente la benedizione del Signore. Studenti da ogni parte degli Stati Uniti e dall’estero vi accorrevano per prepararsi al ministero. Centinaia furono chiamati all’opera di Dio, e molti ancora oggi servono in tutto il mondo.

Nel 1946 intraprese il primo viaggio in Europa, predicando a uomini di ogni ceto, da sovrani a umili contadini. In Italia, il Signore gli aprì porte straordinarie, e il suo ministero tra i credenti pentecostali fu tanto fruttuoso che fu invitato a ritornarvi nel 1947 e nel 1948. Egli ebbe un ruolo diretto nella formazione delle Assemblee di Dio in Italia. Nel 1949 tornò a Roma per la quarta visita, dove dedicò il nuovo edificio di culto. Durante quei viaggi predicò anche in altre nazioni europee.

In tali occasioni incontrò e pregò con numerose personalità politiche e religiose: re Haakon e re Olav di Norvegia, il principe Bernadotte di Svezia, re Umberto II d’Italia, il defunto re Carol di Romania, papa Pio XII e l’arcivescovo Damascenos di Grecia.

Nel 1950 fu nominato presidente del Consiglio statale per la libertà condizionale dello Stato di Washington, incarico che mantenne per sei anni, senza tuttavia cessare di evangelizzare carcerati e colleghi. La sua Bibbia era sempre ben visibile sulla scrivania, e ogni occasione era buona per rendere testimonianza di Cristo.

Fu cappellano presso il carcere della contea di King per quindici anni. Fu tra i promotori della “Colazione del Sindaco” (ndt come ramo collegato al National Prayer Breakfast), del Christian Business Men’s Committee e di Youth for Christ a Seattle. Partecipò attivamente alla fondazione dell’International Christian Leadership e fu una presenza costante nella vita civica della città.

Nel 1950 fu colpito da un ictus e sottoposto a un delicato intervento neurochirurgico, che gli lasciò profonde cicatrici fisiche ed emotive. Nonostante i medici gli avessero prescritto un lungo periodo di riposo, riprese a lavorare dopo appena sei settimane. I dolori però si intensificarono: la lesione ai nervi facciali gli causò una grave nevralgia e una paralisi dei muscoli mandibolari, rendendo difficile la predicazione. Tuttavia, non smise mai di proclamare il Vangelo finché ebbe voce per farlo.

Nel 1956 si trasferì a Oakland, California, per assumere la guida della First Assembly of God, dove ancora una volta il Signore benedisse il suo ministero. Quando la salute non gli permise più il servizio attivo, si dedicò alla scrittura, pubblicando articoli e libretti, tra cui l’opera Dunamis and the Church (1968).

Gli furono conferiti tre titoli accademici onorari: Doctor of Divinity (D.D.), Sacrae Theologiae Doctor (S.T.D.) e Doctor of Laws (L.L.D.). Dal 1953 il suo nome comparve nel Who’s Who in the West.

Estelle Crittenden, sua segretaria per molti anni, scrisse di lui:

«Come pastore e insegnante, fu ineguagliabile. Le sue predicazioni erano profonde e pratiche, le sue lezioni bibliche chiare, le sue dottrine fondate solidamente. Amava la profezia, in particolare quella concernente Israele, tema del suo ultimo sermone, predicato appena due settimane prima della morte. Aveva un profondo amore per il popolo ebraico».

Il professor Amos Millard del Northwest College lo commemorò con le parole di Ebrei 11, parafrasando:

«Per fede, il dottor Ness fondò un Istituto Biblico. Per fede, assunse la guida della scuola. Per fede, ispirò generazioni di giovani. Per fede, annunciò il ritorno imminente del Signore Gesù Cristo. Per fede, camminò con Dio».

Il libro dei Proverbi dichiara: «Hai visto un uomo diligente nella sua opera? Egli starà al servizio dei re». Possiamo dirlo con certezza: Henry Ness fu un uomo diligente nell’opera del Signore. Servì Dio, stette davanti ai re, e ora si trova dinanzi al Re dei re e Signore dei signori.

Non vi è più dolore, né lacrime, né lunga agonia notturna. Non vi è più bisogno di medicine. Come scrisse Giovanni il Veggente:

«Non avranno più fame né avranno più sete, né li colpirà il sole né alcun arsore, perché l’Agnello che è in mezzo al trono li pascerà e li guiderà alle fonti delle acque della vita, e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».

Breve analisi critica dell’elogio funebre per Henry H. Ness

© di Filippo Chinnici

In questa nota mi asterrò deliberatamente dall’approfondire la figura del reverendo Ben P. Birkeland, cui fu affidata la commemorazione funebre del dott. Henry H. Ness. Pur avendo in passato condotto un’indagine puntuale sulla sua traiettoria biografica ed ecclesiastica — che, per la sua rilevanza nel contesto del protestantesimo nordamericano del secondo dopoguerra, meriterebbe uno studio a sé stante — preferisco, in questa sede, non distogliere l’attenzione ermeneutica dall’oggetto primario della riflessione. Ho esaminato in modo capillare, sin nei minimi dettagli, la vita, l’opera e gli scritti di Henry H. Ness, e sarei dunque in grado di proporre un ventaglio ben più ampio di osservazioni critiche sull’elogio in questione; tuttavia, per non appesantire l’analisi con divagazioni secondarie, mi atterrò a un numero circoscritto di rilievi. Peraltro, altrove ho già offerto alcuni cenni biografici su Ness, nei quali — pur con la concisione imposta dal formato — ho cercato di restituire un quadro sufficientemente articolato del suo itinerario esistenziale.

Per scelta metodologica, eviterò pertanto digressioni biografiche o excursus laterali, e mi concentrerò sulle dinamiche testuali dell’elogio, al fine di decostruirne la struttura agiografica e metterne in luce le strategie retoriche, le omissioni selettive e le implicazioni ideologiche soggiacenti. L’intento non è quello di ridurre la figura di Ness a una caricatura polemica, né di negarne l’impatto nel panorama religioso del suo tempo, ma di sottrarla alla narrazione devozionale e confessionale che ne ha finora deformato la percezione. In tale prospettiva, la figura di Henry H. Ness emerge non tanto come semplice predicatore itinerante o pastore pentecostale, ma come agente politico-religioso inserito in una più ampia architettura geopolitica transatlantica, funzionale agli interessi convergenti del blocco sionista e atlantista nel secondo dopoguerra. Solo a partire da tale consapevolezza sarà possibile restituire al lettore una lettura storicamente fondata, libera da mitopoiesi confessionale e da retoriche autocelebrative.

1. L’impianto agiografico e l’edulcorazione della memoria

L’elogio funebre pronunciato dal reverendo Ben P. Birkeland il 2 febbraio 1970 presso il Calvary Temple di Seattle, in occasione della morte del dott. Henry H. Ness, si configura come un documento dallo stile marcatamente agiografico. L’intero discorso è intessuto di espressioni enfatiche, toni celebrativi e immagini spiritualizzanti che mirano a trasfigurare la figura del defunto in un eroe della fede, ignorando volutamente le zone d’ombra che ne avvolgono la biografia. La narrazione sacrale di un uomo «diligente nell’opera del Signore», che «servì Dio, stette davanti ai re e ora si trova dinanzi al Re dei re», trasforma la parabola biografica in un cammino esemplare, secondo il canone pentecostale della vocazione, del sacrificio, della prova e infine della gloria eterna. Tale impostazione retorica è funzionale non solo a consolare i presenti, ma anche a consolidare l’autorità simbolica e teologica delle organizzazioni che egli contribuì a fondare.

2. L’International Christian Leadership: una rete opaca sotto il segno della “preghiera”

Uno degli elementi più significativi dell’elogio – e allo stesso tempo uno dei più sottovalutati – è il riferimento al ruolo di Ness come fondatore dell’International Christian Leadership (ICL), oggi nota come «The Fellowship» o «The Family», balzata agli onori delle cronache grazie a una celebre inchiesta di Jeff Sharlet (The Family: The Secret Fundamentalism at the Heart of American Power, 2009) e alla docuserie The Family prodotta da Netflix. L’ICL è stata fin dalla sua origine un network elitario e riservato di predicatori, politici e uomini d’affari, camuffato sotto l’innocua etichetta di “preghiera bipartisan”. In realtà, la cosiddetta “Colazione di Preghiera Nazionale” si è rivelata nel tempo un efficace strumento di diplomazia parallela, utile a veicolare l’agenda morale e strategica dell’evangelismo statunitense in ambito internazionale in un’ottica sionista. Diverse inchieste indipendenti hanno documentato che l’ICL fu infiltrata fin dai primi decenni da elementi dell’intelligence americana, da funzionari legati all’establishment atlantico e, secondo alcune fonti alternative, persino da circuiti massonici legati al potere oligarchico angloamericano.

L’elogio, naturalmente, tace su questi aspetti, presentando l’ICL come una semplice iniziativa religiosa. Ma la verità è che la partecipazione di Ness a tale movimento costituisce una prova ulteriore della sua appartenenza alla rete di penetrazione ideologica messa in campo dagli Stati Uniti nel secondo dopoguerra. Ness fu dunque non solo un predicatore, ma un attore strategico nella costruzione dell’egemonia culturale e spirituale americana in Europa, in linea con la dottrina Truman e con la successiva strategia della «guerra fredda». È possibile visionare un video alla fine di questa nota.

3. La fondazione delle Assemblee di Dio in Italia (ADI): una verità taciuta

Tra le pochissime proposizioni assertive e inequivocabili presenti nell’elogio funebre dedicato a Henry H. Ness, spicca la dichiarazione:

«He was directly responsible for the formation of the Assemblies of God of Italy» — Egli ebbe un ruolo diretto nella formazione delle Assemblee di Dio in Italia.

L’intera costruzione sintattica impiega una forma verbale dal significato inequivocabile nel lessico angloamericano, specialmente nei contesti giuridico-istituzionali. L’avverbio directly, derivato dal latino directus, non ha soltanto funzione rafforzativa, ma esclude ogni mediazione causale indiretta o delegata: esso postula una responsabilità personale, immediata e tracciabile. Parallelamente, il termine responsible, dal latino respondere (rispondere di qualcosa davanti a un’autorità), non veicola soltanto un dovere generico, bensì una titolarità operativa e decisionale, spesso associata nei contesti istituzionali a funzioni apicali (responsible authority, responsible leadership).

Nel linguaggio della prassi amministrativa anglosassone, essere «directly responsible for» implica un ruolo causale primario, attribuibile esclusivamente all’agente enunciato. Tale espressione viene utilizzata in documenti ufficiali o commemorazioni solenni solo quando vi sia consolidata evidenza storiografica. Essa è più forte e stringente rispetto a locuzioni attenuate come «involved with», «contributed to» o «co-founder», che suggeriscono partecipazione condivisa o subordinata. Al contrario, «was directly responsible for» equivale, sotto il profilo semantico e giuridico, ad attribuire la paternità effettiva, la leadership originaria e la funzione istitutiva di un’opera.

Numerosi esempi d’uso confermano quanto detto: Henry Dunant è definito «directly responsible for founding the Red Cross», Grigori Voitinsky «directly responsible for establishing the Chinese Communist Party», e Thomas Jefferson «directly responsible for the First Amendment». In ognuno di questi casi, l’espressione segnala una responsabilità fondativa diretta, attribuita a un singolo attore.

Nel caso di Henry H. Ness, tuttavia, l’oratore non impiega un verbo attivo come founded o established, bensì il sostantivo formation, costruendo la frase nella forma: «was directly responsible for the formation». Ciò rende ancor più rilevante la scelta lessicale. Il sostantivo formation, derivato dal latino formatio («atto del dare forma»), è comunemente utilizzato in ambito giuridico, ecclesiastico e organizzativo per designare il processo costitutivo di un ente, nonché il suo assetto iniziale. L’attribuzione di una direct responsibility per la formation di un’organizzazione implica che l’agente in questione ne sia stato il promotore determinante, il fondatore funzionale, l’artefice della sua strutturazione ufficiale. Ness, dunque, non viene descritto come un semplice sostenitore o collaboratore, ma come colui che ha direttamente e deliberatamente dato forma e origine istituzionale alle Assemblee di Dio in Italia.

Tale formula, soprattutto in un contesto commemorativo in cui solitamente si prediligono toni eufemistici o espressioni attenuate, si configura come una dichiarazione storiograficamente impegnativa. Non può essere ridotta a un mero omaggio retorico. Essa esprime un riconoscimento sostanziale della leadership fondativa di Ness. Ness non fu dunque un semplice sostenitore o collaboratore esterno alla costituzione delle Assemblee di Dio in Italia, ma fu il loro fondatore effettivo, promotore determinante e architetto operativo. Una verità, peraltro, dichiarata esplicitamente dallo stesso Ness, formalmente riconosciuta anche da R. Bracco (cf. The Pentecostal Evangel, 10.12.1949, p.10) e come emerge dalla corrispondenza incrociata tra Henry H. Ness, Frank B. Gigliotti e le Assemblies of God statunitensi come documentato nel volume Storia del risveglio pentecostale in Italia della dott.ssa Patrizia Nicandro.

Dunque, l’elogio funebre conferma esplicitamente ciò che la narrazione attuale delle Assemblee di Dio in Italia (ADI) tende a minimizzare, quando non addirittura a negare: e cioè che Henry H. Ness fu il fondatore, l’artefice e l’elemento propulsore della costituzione delle Assemblee di Dio in Italia, le quali nacquero formalmente durante e dopo i suoi viaggi in Italia tra il 1946 e il 1949.

Tale omissione da parte dell’attuale dirigenza delle ADI appare strategica. Essa nasce probabilmente dal disagio che circonda la figura di Ness, coinvolta in reti opache, missioni parallele, il suo coinvolgimento in reti internazionali di potere, i suoi legami con ambienti sionisti e atlantisti non sempre compatibili con l’etica evangelica. La costruzione di un nuovo mito fondativo, autonomo da figure ambigue e ideologicamente compromesse, serve a dare alle ADI un’identità più “autoctona” e meno soggetta a contestazioni.

4. Le omissioni significative: Israele, Mossad, CIA, suicidio

Ciò che colpisce maggiormente nella lettura dell’elogio funebre è la sistematica rimozione di fatti cruciali. Ness viene ritratto come uomo di Dio, ma si omette ogni riferimento al suo coinvolgimento diretto con il movimento sionista e con le agenzie d’intelligence americane e israeliane. Eppure, lo stesso elogio accenna al suo favore per Israele, benché in termini spiritualizzati. In realtà, Ness fu un sostenitore esplicito della causa sionista, come si evince dalla sua predicazione centrata su Israele, dai suoi diversi viaggi in Palestina già nel 1947 — prima ancora della dichiarazione di indipendenza dello Stato d’Israele (1948) e come tale il primo predicatore protesante a mettere piede in Israele —, e proseguiti anche negli anni successivi, e dai contatti con figure strategiche come il rabbino capo di Roma David Prato. Non va dimenticato che tali viaggi avvennero in un contesto in cui i voli di linea ancora non esistevano, e furono resi possibili da appoggi politici e finanziari riservati.

È inoltre noto che Ness coltivò sempre buoni rapporti con la Standard Oil dei Rockefeller, che insieme ad altre istituzioni americane sostenevano il progetto sionista in Medio Oriente. Le sue «opere per fede», come amabilmente le definisce l’elogio, furono in realtà tutt’altro che per fede poiché furono spesso finanziate da reti economiche e strategiche ben radicate in questi contesti.

Ancora più grave è l’omissione del fatto che Henry H. Ness morì suicida. Ness si tolse la vita sparandosi alla testa con una revolverata, e tale circostanza è completamente assente dal testo, che preferisce indugiare su immagini pastorali e riferimenti al libro dell’Apocalisse di conforto eterno. Il suicidio, verosimilmente legato alla depressione post-operatoria, alle sofferenze neurologiche e forse anche ai contraccolpi morali per le sue scelte politiche e strategiche, non trova spazio nel racconto agiografico. Il silenzio su questo evento non è neutro: esso tradisce la volontà di proteggere l’immagine pubblica dell’uomo e delle organizzazioni che da lui traggono origine.

In conclusione, l’elogio funebre di Henry H. Ness si presenta come un documento di valore più ideologico che storico. Lontano dal fare luce sulle reali dinamiche che resero possibile la sua influenza globale, esso tenta di canonizzarne la figura per fini apologetici. Tuttavia, proprio nei suoi silenzi e nelle sue euforie verbali, esso conferma – a chi sa leggere – ciò che tenta di nascondere: Henry H. Ness fu il fondatore delle Assemblee di Dio in Italia, il promotore di un evangelismo allineato all’asse sionista-atlantico, e un operatore strategico inserito nei gangli della nuova geopolitica post-bellica, più vicino ai Rockefeller, ai banchieri ashkenaziti e ai servizi segreti che al semplice popolo dei credenti in Gesù il Messia.

Da ultimo — ma non per importanza — va rilevato che i referenti principali di Henry H. Ness in Italia furono due figure napoletane: Salvatore Anastasio e il giovane Alfonso Melluso, già allora attivi come attori strategici nelle retrovie della scena pentecostale nazionale. Entrambi operarono come cinghia di trasmissione di interessi transnazionali riconducibili all’asse sionista-atlantico, contribuendo in modo determinante a orientare lo sviluppo del pentecostalismo italiano lungo direttrici geopolitiche eterodirette. In un altro articolo, non a caso, si è evidenziato come Napoli abbia assolto di fatto alla funzione di capitale occulta del pentecostalismo italiano.

L’International Christian Leadership e il national Prayer Breakfast

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