La verità sul riconoscimento giuridico delle Assemblee di Dio in Italia
Le Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia” sono un Ente Morale di Culto riconosciute con Decreto del Presidente della Repubblica n.1349 del 5 dicembre 1959.
Si faccia molta attenzione a questa data perché sarà importante per quello che leggerete in questo articolo. Intanto va detto che allora presidente della Repubblica Italiana, e quindi firmatario di questo D.P.R., era Giovanni Gronchi. Chi era effettivamente G. Gronchi? Che legami massonici aveva?
Ebbene, ieri Giacinto Butindaro ha diffuso nel suo blog un documento nel quale si attesta che dietro tutta questa vicenda, ossia il riconoscimento giuridico delle chiese ADI, vi sia stata la manina degli Stati Uniti. E che manina! Sarebbe più opportuno parlare di una manona, perché è intervenuto direttamente in prima persona, niente poco di meno che l’allora presidente degli Stati Uniti Dwight D. Eisenhower.
Per la verità lo si deduceva già dalla lettura del libro “La Massoneria Smascherata” di G. Butindaro (disponibile gratuitamente e in vari formati su internet), e poi v’era stata addirittura un’ammissione di colpa da parte del pastore ADI Paolo Lombardo, allora membro del Consiglio Generale delle Chiese, ma adesso ne abbiamo la prova apodittica.
Questa volta abbiamo però la testimonianza chiara ed esplicita del pastore Alfredo Perna Sr., già noto esponente del ramo italiano delle Assemblies of God USA, che nelle sue memorie testualmente scrive (la traduzione è nostra ma sotto trovate l’originale inglese):
Scrissi una lettera a G. Rosapepe, l’avvocato delle ADI, così come egli mi aveva richiesto. Ed egli la portò all’Ambasciatore Americano che successivamente mi chiamò per dirmi: “Non posso fare nulla. Non è che noi possiamo dire al Governo Italiano cosa debba fare. Io sono solo un Ambasciatore. Però ci sono buone probabilità che riusciamo a ottenere qualcosa perché il presidente Eisenhower visiterà l’Italia. Potrei metterci una buona parola”.
In seguito mi fu raccontato che il presidente degli Stati Uniti Eisenhower, scherzando con il presidente Italiano Gronchi sul fatto di avere una vita molto impegnata, esclamò: “Essere Presidente richiede molto lavoro”. Talché il presidente Gronchi rispose: “Beh, ma io resco a tenermi al passo”. A quel punto Eisenhower replicò: “Non penso, perché mi è stato detto che non riesci a firmare nemmeno certi documenti che ti girano attorno”. La conversazione proseguì su questo tenore fino a quando il Presidente Eisenhower entrò nel merito del caso delle Assemblee di Dio in Italia. Il Presidente Gronchi cadde dalle nuvole perché non ne sapeva nulla, e così chiamò il suo segretario (per avere ragguagli). Con molto imbarazzo il segretario andò a prendere il fascicolo riguardante le ADI e glielo portò. E così il Presidente Gronchi appose la sua firma per il riconoscimento giuridico delle chiese ADI seduta stante, proprio davanti al Presidente Eisenhower.
Ora, facendo un confronto incrociato abbiamo trovato riscontro alle parole del Pastore Alfredo Perna Sr. perché il riconoscimento giuridico delle Assemblee di Dio in Italia con DPR n.1349 porta la data del 5 dicembre 1959. Ed è esattamente questo il giorno preciso quando il presidente degli Stati Uniti Eisenhower si incontrò con il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi come apprendiamo da documenti ufficiali. Per essere più accurati, il presidente massone degli Stati Uniti è stato in visita a Roma dal 4 al 6 dicembre 1959, incontrandosi proprio il 5 dicembre con l’allora presidente della Repubblica G. Gronchi e poi in un’udienza privata con il Papa massone Giovanni XXXIII il 6 dicembre. La fonte è il sito ufficiale del governo degli Stati Uniti.
La notizia è stata diffusa ieri dal blog di Giacinto Butindaro per la prima volta, ma questa mattina abbiamo trovato l’email di un ex pastore delle ADI di cui ogni tanto pubblichiamo i suoi contributi con allegata la copia originale del memoriale di Alfredo Perna Sr., comunque già in suo possesso, accompagnata da alcune notizie inedite che qui pubblichiamo con il suo consenso:
[…] Come da me già ipotizzato sono sempre più persuaso che il ministro del Vangelo G. Butindaro abbia trovato un filone di documenti inerenti la storia delle ADI che presto potrebbero condurlo ad altri filoni. Documenti molto difficili da reperire per cui ipotizzo che qualcuno glieli abbia fatti recapitare. Francamente questo è di poca rilevanza, perché quello che invece importa è che secondo me stiamo per entrare in una nuova fase per quanto riguarda la storia del pentecostalismo italiano. È evidente che vi è un rinnovato interesse per la storia pentecostale (l’esistenza stessa del vostro blog lo conferma) per cui dobbiamo aspettarci nuove rivelazioni che potrebbero fare tremare l’establishment pentecostale italiano di nuovo dopo il terremoto del 2012 a seguito del volume “La massoneria smascherata”. Peraltro mi giungono notizie che, al di là delle apparenze, vi è un certo fermento pure all’interno delle principali denominazioni pentecostali italiane (ADI e FCP). Le ADI pare abbiano incaricato più di una persona a fare ricerche anche negli Stati Uniti. Potrei fare i nomi, anche perché li conosco personalmente e una di queste è stato missionario AoG per molti anni in Italia, ma non mi sembra il caso. Ad ogni modo staremo a vedere cosa salta fuori, anche se per dirla tutta non mi aspetto particolari scoop da queste istituzioni pentecostali perché nel corso degli anni hanno dimostrato la loro assoluta inattendibilità per le ovvie ragioni che queste sono interessate più al mantenimento del proprio status quo che non alla ricerca della vera verità, di cui però riempiono i loro ipocriti sermoni domenicali. Pertanto, vi allego la copia originale del documento che G. Butindaro ha appena sdoganato in formato integrale in modo che, se volete, adesso anche voi potete divulgarlo. Un documento che peraltro fa parte di un faldone molto più consistente che per qualche motivo Butindaro non sta rendendo pubblico (non ancora).
Ho conosciuto personalmente il fr. Alfredo Perna Sr. (“Senior” per distinguerlo dall’omonimo figlio) e di lui conservo il ricordo di una persona per bene, pulita, onesta, saggia e cordiale. Egli fu, insieme a tantissimi altri, uno di quelli che mi incoraggiò a mollare tutto per entrare nel ministero pastorale “a tempo pieno” con le ADI (l’errore più grande della mia vita). Ne nacque un bel rapporto di amicizia tra un ventenne immaturo e un anziano saggio. Non so perché ma credo che egli si sentisse una specie di mentore nei miei confronti; anzi me lo disse esplicitamente. Non ho mai capito perché in quegli anni in tanti si sentissero miei “mentori”, incluso F. Toppi, ma questo è un altro discorso. Mi recavo spesso a casa sua, quasi sempre dietro suo invito, quando abitava a Roma, zona Talenti, e spesso ci intrattenivamo con argomenti concernenti il pentecostalismo mondiale, mi dava consigli (anche pratici e personali) e soprattutto mi raccontava la storia del movimento pentecostale e delle ADI in particolare, quella vera e non le favolette che si leggono oggi nei libri. Una storia correlata da tantissime vicende. Una storia fatta di luci e (molte) ombre. Ed io, come ho sempre fatto con tutti, ascoltavo con rispettoso silenzio registrando tutto nella mia memoria. Potrei raccontare tanti aneddoti, ma ne condivido soltanto qualcuno. Nella primavera del 1991, qualche giorno prima della mia partenza per l’Inghilterra dove mi sarei fermato per qualche tempo, mi invitò a casa e dopo cena, andammo ad accomodarci in salotto. Lì mi regalò $100 dollari dicendomi: “Con questi soldi quando arrivi in Inghilterra devi comprarti una Bibbia Thompson”. E così feci. Ce l’ho ancora. E quando la prendo in mano mi ricorda lui. Allora non avevamo ancora accesso allo scibile umano che offre oggi internet. Un altro aneddoto che non potrò mai dimenticare fu quando lo vidi piangere all’interno della mia automobile mentre lo accompagnavo a casa. Egli era molto rattristato dal fatto che dopo tanti anni di ministero in Italia era costretto a rientrare negli Stati Uniti, mentre avrebbe voluto finire i suoi giorni in Italia. Vedere piangere con quei lacrimoni una persona anziana, vi assicuro che non è affatto un bello spettacolo. Non potevo fare nulla. Mi limitai ad abbracciarlo. Non è giusto che scenda nei dettagli, ma posso dire con assoluta certezza che egli si sentiva tradito dall’allora presidente F. Toppi e dall’intero Consiglio Generale delle Chiese ADI. E sinceramente aveva ragione ma non potevo dirglielo. Ormai da tempo si sfogava con me il che prova quanto si sentisse solo già allora. Quando poi è giunto il momento della partenza per gli Stati Uniti e ho ascoltato F. Toppi dichiarare pubblicamente dal pulpito quelle belle parole verso il fr. Perna, il mio sangue ribollì non perché il fr. Perna non le meritasse, tutt’altro, ma per l’ipocrisia con cui venivano proferite perché conoscevo i fatti come si erano svolti realmente e sapevo che il CGC se l’avesse voluto realmente, avrebbe potuto onorare un uomo che aveva dato tanto per l’opera delle ADI aiutandolo con un piccolo sussidio mensile e così consentirgli di rimanere in Italia, ma non fecero nulla. Perciò, quando poi, dopo la morte del fr. Perna, in una raffazzonata biografia a firma di F. Toppi, leggo che il CGC aveva chiesto al fr. Perna di rimanere in Italia mi arrabbio perché è una immensa bugia. Se glielo hanno detto a voce non lo so, ma certamente non con le reali intenzioni di farlo rimanere in Italia effettivamente come egli e la moglie Teresa avrebbero voluto. D’altronde, come avrebbero fatto lui e la moglie a vivere in Italia senza un minimo di sostegno economico? Non dice la Bibbia di amare a fatti e non a parole?
Posso dirlo con assoluta certezza, il fr. Perna negli Stati Uniti non voleva tornarci! Ormai non conosceva più nessuno lì e ha vissuto molto male gli ultimi giorni. D’altra parte richiedeva un impegno minimo da parte del Consiglio Generale delle Chiese (CGC) che, soprattutto allora, era facilmente alla portata. Va specificato, per inciso, che allora avevo un ottimo rapporto pure con F. Toppi e anche lui mi aveva raccontato la sua versione dei fatti per cui conoscevo entrambe le versioni, ma nessuno dei due sapeva che avevo ascoltato l’altra campana. Oh quante cose che potrei raccontare! Ad ogni modo, rividi il fr. Perna nell’agosto del 2004, a Philadelphia, ma non sapevo che quella sarebbe stata l’ultima volta. Sinceramente non mi aspettavo di incontrarlo perché ci eravamo persi di vista: lui era tornato negli Stati Uniti ed io mi ero trasferito in Canada, per cui quando lo vidi per me fu una piacevole sorpresa. Mentre ero sul palco lo riconobbi da lontano, tra la folla, e immediatamente corsi verso di lui per abbracciarlo. Piangemmo. Fu emozionante. Ormai era molto vecchio, camminava con estrema fatica aiutandosi con un bastone, ma anche questo non gli era sufficiente per cui era accompagnato da un’altra persona, che non ricordo chi fosse, che lo sorreggeva. Mi disse che non frequentava più i culti per motivi di salute ma che avendo avuto tra le mani la pubblicità della mia visita era venuto per salutarmi. Alla fine della conferenza, di cui peraltro ero lo speaker, mollai tutti (pure se poco elegante) per intrattenermi da solo con lui come ai vecchi tempi. Trascorsi minuti bellissimi e intensi, ci lasciammo abbracciandoci e piangendo come quando un figlio lascia il proprio padre. Non ci saremmo più visti. Mi fece tanta tenerezza. Era un uomo solo, la sor. Teresa, sua amata consorte e compagna di una vita, era morta da alcuni mesi. Il fr. Perna – come mi piaceva chiamarlo -, aveva vissuto tutta la vita per il Vangelo, aveva servito Dio, i fratelli e la denominazione, e adesso che non serviva più era stato abbandonato in una terra (gli Stati Uniti) che egli non considerava più sua. Dov’erano tutte le persone che egli aveva aiutato in tutti quegli anni di ministero in Italia, dal dopoguerra in avanti? Dov’erano tutte le persone a cui egli aveva fatto del bene non solo spirituale? Dov’erano i pastori amici? La verità, miei cari, è che in queste denominazioni regna l’opportunismo, l’egoismo e lo sfruttamento e non quell’amore tanto ipocritamente predicato, per cui alla fine, quando non servi più, ti danno un calcio e ti scaricano. Non importa quello che avete fatto e come vi siete spesi per loro. Basti considerare la fine che hanno fatto fare a F. Toppi dopo tutto quello che egli ha fatto per le ADI, e mi risulta stiano facendo lo stesso adesso anche a F.A. Loria. Sembra una maledizione che colpisce tutti.Ad ogni modo, tornando a quest’ultimo incontro con il fr. Perna, egli mi ripeté con le lacrime agli occhi – così com’era accaduto diversi anni prima a Roma nell’abitacolo della mia automobile -, che gli mancava l’Italia e la fratellanza italiana; che si sentiva solo negli Stati Uniti; che la chiesa di Philadelphia ormai era diventata un’altra cosa rispetto a quella che egli aveva lasciato molti anni prima e non si trovava bene; e che il suo cuore era rimasto in Italia. Mi ripeté di come si sentiva tradito dal Consiglio Generale delle Chiese ADI per cui egli si era speso tanto. Segno che la ferita era profonda. Avrebbe voluto finire i suoi giorni in Italia, la terra che aveva sempre amato, in cui aveva vissuto per gran parte della sua vita e per cui aveva sofferto e dato tutto. Quando nel suo ultimo servizio di culto presso la chiesa ADI di Roma prima della partenza per gli Stati Uniti, salutò la chiesa tra la commozione generale dei fedeli, F. Toppi disse pubblicamente: “I coniugi Perna arrivarono dagli Stati Uniti nel dopoguerra con una valigia e dopo cinquant’anni se ne ritornano negli Stati Uniti con una valigia” perché persino le ultime cose rimaste le donarono. Mi sia concesso di dire, però, che essi avevano il tesoro più grande, quello dove la ruggine non attecchisce e i ladri non possono rubare. Miei cari, anche questa è storia pentecostale che nessuno vi racconterà mai. Una storia fatta anche di persone per bene. Il fr. Perna passava le sue ultime giornate da solo, desideroso ormai di andare con il suo Signore che egli aveva amato e servito fedelmente per tutta la vita perché sapeva che morire era un guadagno. Potrei scrivere tanto sulla storia del pentecostalismo, credetemi, perché la storia pentecostale è fatta anche di persone per bene, ma ho deciso di osservare lo spettacolo a distanza sia perché oggi ho altri interessi sia perché mi rendo conto che le cose stanno emergendo da sole. La verità, pure dopo decenni, trionfa sempre, e Dio fa giustizia contro gli inganni, le congiure, le calunnie, gli abusi. E così ho fiducia che lo stesso accadrà pure per le chiese italiane in Canada che oggi si chiamano “Assemblee di Dio Canadesi” di cui è presidente una delle persone più malvagie e pericolose che io abbia mai conosciuto, tale David Di Staulo al cui confronto Frank B. Gigliotti è San Francesco d’Assisi; una persona con enormi abilità seduttive e manipolatorie e per questo molto più pericolosa. La Scrittura li definisce “seduttori di menti”. E non è una questione personale come qualcuno maliziosamente potrebbe pensare, perché mi riferisco anche a fatti oggettivi e documentati che lo riguardano che si verificarono pure prima che lo conoscessi io; ma ho la forte sensazione che anche in questo caso arriverà il suo turno, perché Dio è sovrano e fa tutto bene. Anche i tanti scheletri dell’armadio di David Di Staulo verranno fuori, per cui ogni tanto vado a sedermi in riva al fiume a controllare. […]
Se lo ritenete opportuno avete il mio consenso per la pubblicazione di questa email. Però, prima di concludere, consentitemi di darvi qualche suggerimento per le vostre ricerche storiche. Mi permetto di farlo perché vi ho conosciuto personalmente e vi ritengo dei ricercatori onesti. E questa è una virtù indispensabile per chi ambisce a fare lo storico a differenza di taluni autoproclamati “esperti di storia pentecostale”, incompetenti ma presuntuosi come tale Alessandro Iovino. E la presunzione è tipica di chi non sa ma pensa di sapere, perché se A. Iovino è un “esperto di storia pentecostale” allora io sono Napoleone Bonaparte. Al contrario, invece, in silenzio e senza strombazzi, G. Butindaro sta di fatto facendo l’opera dello storico sdoganando e spiegando documenti inediti e di fatto scrivendo pagine importanti della storia pentecostale, e sono persuaso che quanto prima studiosi e storici preparati s’interesseranno del fenomeno pentecostale in Italia in modo onesto e accademico.
Eccomi, dunque, ai miei umili suggerimenti. Nel contesto delle memorie del fr. A. Perna, di cui allego solo la pagina interessata, vi prego di non dimenticare che i fatti narrati in questo documento furono preceduti da tanto altro.
- Ad es. l’avvocato G. Rosapepe aveva fatto già dei viaggi negli USA, aveva già incontrato personalità del Dipartimento di Stato americano, aveva parlato persino all’assemblea generale dei pastori delle AoG (esiste un faldone, trovatelo).
- In secondo luogo, chiedetevi come mai G. Rosapepe chiese ad A. Perna di scrivergli una lettera che poi egli stesso avrebbe consegnato all’ambasciatore USA? Fu un’idea di Rosapepe o gli fu suggerita?
- E come mai Rosapepe poteva così facilmente incontrarsi con l’ambasciatore USA? Chi era veramente G. Rosapepe? Fate ricerche su di lui: di dov’era, aveva legami con i servizi segreti e la camorra? Com’è morto realmente? Si è suicidato oppure è stato suicidato?
- E poi chi era l’ambasciatore USA in Italia di cui si parla proprio in questo documento? Ve lo anticipo, era James David Zellerbach, ma chi era veramente? Qual è la sua storia? Che legami aveva Zellerbach con Frank B. Gigliotti, Henry H. Ness e Noel Perkin (all’ora direttore delle missioni estere per le AoG), e non solo loro?
- E Giulio Andreotti, Licio Gelli, Gladio, P2, Bilderberg c’entrano qualcosa con queste vicende? Trovate i documenti e cominciate a collegare i punti. E quando il mosaico sarà completo assicuratevi di essere seduti perché lo shock potrebbe essere fatale.
- Ah, stavo quasi per dimenticarlo, come faceva A. Perna Sr. a conoscere i dettagli della conversazione avvenuta in privato tra il presidente degli Stati Uniti Eisenhower e il presidente della Repubblica Italiana Gronchi?
Avere scoperto che dietro il riconoscimento giuridico delle chiese ADI via sia lo zampino degli americani (e che mani) non è il punto d’arrivo, ma costituisce al contrario solo il punto di partenza per ricostruire la vera verità storica […].
Bisogna arrivare alle intese che si firmarono nel 1988 e tutto quello che vi si annida dietro perché l’iter iniziò molti anni prima. Già negli anni ’70, quando presidente era ancora Umberto N. Gorietti. Altro che le favolette che vengono raccontate.
Buon lavoro amanti della verità e che Dio vi protegga. Rimboccatevi le mani, “fatevi coraggio, mettetevi all’opera, e il SIGNORE sia con chi è buono” (2Cr 19:11).
Con profonda stima
Filippo C.